La controversia giuridica (rîb) di 2 Sam 11,27b-12,15a

Abstract

Lo studio di 2 Sam 11,27b-12,15a, fatto in questo articolo, presenta un bell’esempio del rîb che è una controversia (contesa), la quale viene creata fra le due parti giuridiche e costituita dalle tre fasi (o tre elementi): accusa, risposta dell’accusato e riconciliazione (cf. Tabella I). Nella fase iniziale-accusatoria della controversia si trova la triplice imputazione della contesa con la sua gradazione: Dio, Natan, Davide. La parte accusatoria dei versetti 11,27b-12,12 di 2 Sam è molto ricca e interessante dal punto di vista del rîb e del giudizio (cf. Tabella II). Questo triplice processo accusatorio in 2 Sam (A=11,27b; B=12,1b-4; C=12,5b) con la sua gradualità (Dio, profeta, re) e con la sua ripetizione (A¹=12,7b-12; B¹=12,7a; C¹=12,6a) conduce subito alla confessione di Davide (12,13a), cioè nella risposta dell’accusato che è la seconda parte della controversia giuridica. Mentre i versetti 13b-14 sono la terza e ultima tappa del rîb in 2 Sam 12 che esprimono la riconciliazione tra Dio e Davide. Dio (accusatore) attraverso Natan (accusatore) concede il perdono a Davide (accusato e autoaccusatore).

Dall’analisi di 2 Sam 11,27b-12,15a risulta che Dio, nel rîb non si rivela come giudice severo, fra le due parti in conflitto, ma come accusatore, che non vuole vincere umiliando l’accusato, ma convincerlo e correggerlo. Egli si comporta come il membro, legato di una alleanza che desidera piuttosto salvare che condannare il suo alleato colpevole. Davanti all’accusatore misericordioso l’accusato ingiusto si apre e si dichiara reo, ammette la propria colpa e riceve alla fine il perdono. Il processo del rîb si conclude con la riconciliazione tra le due parti.

Riconoscere e confessare il proprio peccato, come ha fatto Davide (2 Sam 12,13a), è un grande atto di glorificazione del Signore, perché la confessione dei peccati diventa anche la professione di fede in Dio. Chi si confessa compie il più bel sacrificio di lode per Dio e nello stesso tempo manifesta il migliore atteggiamento davanti al Signore, perché la grandezza dell’uomo si esprime proprio nel dire la verità su se stesso. Il cuore contrito, aperto, sincero, umile durante la confessione non solo invoca il perdono di Dio, ma anche permette a Dio di salvare e liberare il peccatore dalle conseguenze del peccato e dalle sue sventure. Ecco il vero volto della misericordia divina che si basa sulla giustizia umana in conformità con la giustizia divina, e che si manifesta nella controversia giuridica, ossia nel rîb.