Prorok Jonasz zapowiedzią Chrystusa w świetle Komentarza do Księgi Jonasza św. Hieronima
DOI:
https://doi.org/10.12775/BPTh.2009.009Abstrakt
Według autora, lektura Komentarza do Księgi Jonasza św. Hieronima pozwala zauważyć dużą wrażliwość filologiczną Hieronima, która sprawiła, że poświęcił on wiele miejsca interpretacji dosłownej tekstu Księgi, ale nie porzucając interpretacji duchowej, zwłaszcza tej typologicznej w kluczu chrystologicznym. Pomimo tendencji do interpretacji dosłownej, Hieronim rozpoznaje fundamentalne znaczenie chrystologiczne w dziejach Jonasza i interpretuje typologicznie wiele szczegółów z życia proroka jako figury lub typy odnoszące się do osoby i historii Chrystusa.
San Girolamo e famoso soprattutto per la sua prima traduzione completa in lingua latina della Bibbia, la cosiddetta Vulgata, il testo ≪uffi ciale≫ della Chiesa latina, che e stato riconosciuto come tale dal Concilio di Trento e che, dopo la recente revisione, rimane il testo ≪uffi ciale≫ della Chiesa di lingua latina. Come dice di lui il Papa Benedetto XVI, Girolamo ≪e un Padre della Chiesa che ha posto al centro della sua vita la Bibbia: l’ha tradotta nella lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere e soprattutto si e impegnato a viverla concretamente nella sua lunga esistenza terrena, nonostante il ben noto carattere diffi cile e focoso ricevuto dalla natura≫. Secondo Girolamo, accostare i testi biblici, soprattutto il Nuovo Testamento, e essenziale per il credente, perche ≪ignorare la Scrittura e ignorare Cristo≫ (Commento ad Isaia, prol.). E’ sua questa celebre frase che e stata citata anche dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Dei Verbum (n. 25). La profonda preparazione letteraria, la vasta erudizione e la perfetta conoscenza dell’ebraico biblico consentirono a Girolamo, non solo la revisione e la traduzione di molti testi biblici, ma anche la redazione di parecchi commenti a tali libri. Tra il luglio e il dicembre del 396 fu composto il Commento a Giona (In Ionam). Nella prefazione Girolamo esprime la sua intenzione d’interpretare la persona e la vita del profeta Giona come fi gura di Gesu e della Sua opera salvifi ca; tale criterio viene confermato nel seguito del Commento. Anche se l’autore e teso a denunciare e a ridurre l’uso acritico ed esasperato dell’interpretazione spirituale, la sua opera e interamente percorsa da una tendenza ostinatamente tipologica. Citiamo a proposito, un passo molto signifi cativo: ≪[…] il Libro del profeta Giona non potra essere riferito per intero al Signore, senza incorrere nel rischio di un’esegesi scorretta. Ne per il fatto che nel Vangelo si dice: “Questa generazione malvagia e crudele chiede un segno, ma non le sara dato altro segno se non quello di Giona: come Giona, infatti, stette tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, cosi il Figlio dell’uomo stara tre giorni e tre notti nel cuore della terra”, le altre vicende narrate nel Libro di questo profeta si riferiscono allo stesso modo al Cristo. D’altra parte, dovunque questo rapporto potra essere istituito senza pericolo di sbagliare, noi cercheremo di farlo≫ (In Ionam, I, 3b – la traduzione italiana del testo, Girolamo, Commento al Libro di Giona, traduzione, introduzione e note a cura di Nicoletta Pavia, Roma 1992, p. 46). Partendo da questo principio, Girolamo cita prima il testo biblico nella doppia traduzione latina dalla lingua ebraica dell’originale e dalla traduzione greca dei Settanta, segnalando eventuali divergenze testuali. Poi segue il suo commento, la cui struttura e fondamentalmente binaria: senso letterale e senso spirituale. Nella ricerca del primo senso Girolamo e solito appellarsi al contesto fi lologico, storico e geografi co e la sua interpretazione letterale basata sul testo originale, acquista sempre piu spazio e importanza. Ma questa tendenza non signifi ca che l’autore si converta alla nuda lettera, piuttosto pensa che l’interpretazione sprirituale debba essere adattata al senso storico. Nonostante questa tendenza all’interpretazione letterale, Girolamo riconosce il fondamentale signifi cato cristologico della vicenda di Giona ed interpreta tipologicamente molti particolari della vita del profeta come fi gure o tipi riferiti alla persona e alla storia del Cristo: il nome di Giona, interpretato come ≪la Colomba≫ (In Ionam I, 1–2), ≪il Dolente≫ (In Ionam I, 1–2) oppure ≪Figlio della verita≫ (In Ionam, prol.), prefi gura la persona, la divinita e la missione del Cristo ; la fuga del profeta a Th aršiš, lontano dalla presenza del Signore viene interpretata in riferimento all’incarnazione di Gesu (In Ionam I, 3a) e alla sua partecipazione alle tristezze ed alle angosce di questo mondo (In Ionam I, 5b); l’episodio di Giona precipitato in mare viene considerato come tipo della passione e della morte di Gesu (In Ionam I, 3b), invece l’atto del placare il mare raffi gura i frutti della sua morte: ≪la sicurezza della fede, la pace del mondo, la tranqullita dell’universo, la conversione a Dio≫ (In Ionam I, 15) per l’intera creazione. L’interpretazione tipologica e cristologica permette a Girolamo di esprimere le sue principali idee teologiche: Gesu aveva la preesistenza eterna presso il Padre; e il Figlio di Dio uguale al Padre secondo la divinita; nel mistero dell’incarnazione Egli non assunse soltanto l’aspetto umano, ma pienamente la natura umana, cioe fu veramnte uomo, pur rimanendo allo stesso tempo Dio e visse tutta l’esistenza umana, compresi gli aff etti, i sentimenti, le soff erenze e la morte. La sua morte redentrice sulla croce viene considerata come un sacrifi cio che porta all’umanita intera il dono della salvezza, grazie all’obbedienza assoluta di Gesu alla volonta del Padre. La sua morte fece salire a Dio il genere umano. La lettura del Commento a Giona permette di notare la sensibilita fi lologica di Girolamo che avverti l’esigenza di concedere maggior spazio all’interpretazione letterale del testo profetico, senza pero rinunciare all’interpretazione spirituale, particolarmente quella tipologica in chiave cristologica. Cosi anche questa breve opera di Girolamo conferma pienamente l’opinione del Papa Benedetto XV che lo ha riconosciuto ≪dottore eminente nell’interpretazione delle Sacre Scritture≫.
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